Comitato Provinciale di Prato

Lo sport toscano a confronto sull’etica

 

Sabato mattina, presso il teatro Sancat a Firenze, si è svolto il convegno organizzato congiuntamente dal comitato regionale del Coni e del Centro Sportivo Italiano, dal titolo “Educazione ed etica attraverso lo sport”, un’occasione per riflettere sui valori dello sport come mezzo di educazione attraverso le testimonianze di addetti ai lavori provenienti da diversi ambienti.

La mattinata di discussioni è stata aperta dal saluto del delegato della Conferenza Episcopale Toscana per la Pastorale del Tempo Libero e dello Sport, S.E. Mons. Carlo Ciattini, che introducendo  il tema dell’educazione attraverso lo sport, ha citato il discorso di Papa Giovanni Paolo II in occasione del “Giubileo degli sportivi”, secondo il quale l’uguaglianza, il rispetto per il proprio corpo, e la disciplina sono valori importanti su cui fondare una società civile. Il delegato della CET ha inoltre richiamato un passo delle lettere ai Corinzi di San Paolo, in cui la vita viene paragonata ad una corsa eterna, per la quale il corpo e lo spirito devono essere fortificati attraverso una disciplina ferrea, tipica degli ateti.

 

Il Presidente del Coni Toscana, Paolo ignesti, nel suo intervento ha dichiarato la costruttività della collaborazione a livello territoriale tra CONI e Centro Sportivo Italiano

degli ultimi anni. Ignesti ha poi spostato la riflessione sulla perdita di valori a causa delle influenze negative che lo sport subisce dalla sua crescita a livello economico , con la conseguente pressione mediatica e l’idea di dover primeggiare ad ogni costo, usando tutti i mezzi possibili, anche quelli illegali. Per combattere questi disvalori il CONI propone un progetto educativo dello sport, fondato su tre punti cardine: la formazione, la promozione dei valori e il comportamento guida di dirigenti ed educatori.

 

A seguito dell’intervento del presidente del Coni, è stato Carlo Faraci, Presidente del Csi Toscana, a prendere la parola. Faraci ha posto l’attenzione sul fatto che con l’odierna crisi economica e sociale si sono smarriti i punti di riferimento, anche nello sport, con riferimento ai molteplici scandali di cui esso è vittima da qualche anno a questa parte e quindi, per la prima volta, Coni e Csi si sono riuniti per una riflessione comune su questo tema. Un richiamo particolare al Centro Sportivo Italiano a sentirsi parte del progetto pastorale della Chiesa Italiana, all’interno decennio Culturale della Chiesa Cattolica 2010-2020. Faraci ha ribadito inoltre l’importanza della sede del convegno, Firenze, proprio per il rilancio del Csi fiorentino, che si sta attuando in questi ultimi mesi.

 

Per le istituzioni ha parlato Gianni Salvadori, assessore all’agricoltura della Regione Toscana, che ha respinto la definizione di “crisi” per il periodo contemporaneo, preferendo definirlo come un periodo di cambiamento del modello di riferimento culturale e per uscirne in modo definitivo, anche economicamente, serve agire insieme, con responsabilità e ripartire dall’azione territoriale, soprattutto delle associazioni no-profit, come il CSI, che pongono la persona al centro e ridanno nuovo entusiasmo ai cittadini.

 

 

Il membro di Giunta Coni Nazionale, Michele Barbone, ha presentato l’esperienza del Comitato Olimpico sull’etica nello sport a dimostrazione della rilevanza che la questione pone agli addetti ai lavori e alla società civile. Barbone ha illustrantodati e norme che disciplinano l’attività sportiva italiana a livello etico, in particolare attraverso il Codice di Comportamento Sportivo e i prinicipi di fondazione delle attività sportive.

 

L’importanza all’attività sportiva è richiamata anche da Don Alessio Albertini, consulente ecclesiastico del Csi Nazionale, che fa riferimento al Vangelo, in particolare alla descrizione che Gesù fa della missione apostolica, ovvero quella dei pescatori, che rende l’idea del dinamismo con il quale la Chiesa deve andare incontro agli uomini e non aspettare questi ultimi. Per fare ciò è necessario percorrere tutte le strade, compresa quella dello sport, proponendo modelli da seguire, comportamenti esemplari ed entusiasmo, poiché i valori vengano trasmessi “per contagio”.

 

Fabio Bresci, Presidente della Lega Nazionale Dilettanti Toscana, esprime la difficoltà di portare messaggi positivi, poiché spesso anche gli stessi mezzi di informazione sono sempre alla ricerca del fatto negativo, dello scandalo, per fare notizia. Bresci denuncia una perdita di modelli di riferimento in seguito della perdita dei rapporti tra parrocchi e attività sportive, oltre che la mancanza di attenzione da parte delle istituzioni verso il mondo dell’associazionismo, che vive sul volontariato e sull’entusiasmo dei cittadini.

 

Nel suo intervento Dario Nardella, vicesindaco e Assessore allo Sport del Comune di Firenze, ha ripetuto l’importanza delle associazioni, tra le quali quelle sportive, che fanno leva sul volontariato e del valore della gratuità, in quanto le istituzioni non riuscirebbero a rimpiazzare eventuale mancanza del mondo del volontariato. Nardella infine ha citato un discorso di Alfredo Martini, leggenda del ciclismo, sul “diritto di perdere” dei giovani sportivi, per evitare che siano bruciati dalla pressione della vittoria e dalla paura della sconfitta.

 

Al convegno è intervenuto anche S.E. Cardinale Giuseppe Betori per un saluto e un breve intervento nel quale ha fatto sentire il proprio sostegno per il Centro Sportivo Italiano, alla luce dell’attività pastorale nella vita sociale svolta da quest’ultimo e proprio nell’anno di rifondazione del Comitato Csi di Firenze. Il cardinale ha voluto evidenziare l’azione associativa del Csi, che riunisce persone a prescindere dall’adesione di fede attorno ad un’idea umanistica sport.

 

Le conclusioni del dibattito sono state affidate a Umberto Banchi, insegnante di  Educazione fisica e coordinatore tecnico del Coni Toscana, che ha ribadito l’importanza dell’attività sportiva come strumento per porre capisaldi e punti di riferimento nel processo di formazione della persona. Allenatori e istruttori non devono pensare di arrivare al successo attraverso propri atleti, bensì a trasmettere un messaggio educativo e pensa che i curricoli sportivi odierni siano troppo gravosi perché ragazzi possano stare al passo, senza cadere in comportamenti disumani, primo tra i quali il doping. Bresci ha preso come esempio l’ex campione di atletica leggera Alex Schwazer, in quanto portatore sano di comportamenti esemplari nella disciplina di allenamento e di impegno nel far conoscere lo sport, finché non è caduto nella disumanità dello sport come fine, utilizzando pratiche dopanti per “paura di perdere e di scomparire”.